Con il nome di Dō-In si indica talvolta un semplice tipo di auto massaggio o di “auto shiatsu”. In realtà la pratica del Dō-In comprende, integrati tra loro, i seguenti aspetti:
– Stiramenti, mobilità articolare, postura
– Autopressione e stimolazione di punti
– Respirazione
Il significato degli ideogrammi è quello di gestire l’energia, “Guidandola” (導 Dō) e “Stirandosi” (引 In). Si tratta della pronuncia giapponese di un analogo termine cinese, “Dao-yin”, anche se l’evoluzione nei secoli ha portato le due forme di Dō-In/Dao-yin, giapponese e cinese, a differenziarsi.
In entrambe le lingue, il termine indica la possibilità di utilizzare gli esercizi di stiramento e distensivi come metodo per riequilibrare le energie dell’organismo, quindi come strumento sia di
prevenzione che di sostegno alla salute.
In Giappone il termine compare infatti per la prima volta nell’Ishinpo, testo medico della fine del X secolo (c.ca 980 d.C), a proposito delle forme di ginnastica per la salute, ereditate e rielaborate a partire dall’esperienza continentale.
STORIA RECENTE
Anche a causa del suo approccio globale e “universale” verso l’uomo, il Dō-In si è diffuso senza strutturarsi in scuole o stili specifici.
Nell’ultimo secolo, tuttavia, si è verificato il fenomeno per cui tecniche antiche e tradizionali hanno incominciato ad essere praticate sotto nomi diversi e”nuovi".
Tra i sistemi moderni ispirati al Dō-In, o che ne sono a tutti gli effetti parte, troviamo:
– Il Metodo Hida (“Hida Shiki Kyoken Jutsu”) di preparazione fisica integrale, sviluppata dal maestro Harumitsu Hida nei primi del Novecento.
– L’Oki-Do (conosciuto anche come “Oki-Do Yoga”), esercizi posturali, diagnostici e correttivi, portati in Europa dal maestro spirituale (ex budoka) Masahiro Oki.
– Lo Zen per Immagini (o cosiddetto Zen Stretching) sviluppato da Shizuto Masunaga, fondatore dello Shiatsu Iokai, sulla base di esercizi più antichi (Makko-ho di Wagai Nataru). Gli stiramenti dei 14 meridiani fondamentali e vasi non sono che la base di una serie più vasta di esercizi di stiramento.
Si possono considerare parte del Dō-In anche gli esercizi
informali dell’Aiki-Taiso. Come sinonimo di Dō-In troviamo
lo Zen Yoga, riferito agli esercizi fisici compensativi/preparatori alla meditazione, in uso ancora oggi in alcuni monasteri buddisti giapponesi.
In Italia, la pratica del Dō-In si diffonde attraverso la corrente dello Shiatsu, avente come rappresentanti giapponesi principali sensei Yahiro Yuji e lo stesso Masahiro Oki. Altrove in Occidente, pionieri del Dō-In sono stati – oltre a Masunaga
– i maestri Michio Kushi e George Ohsawa (macrobiotica).
Una certa fioritura del Dō-In si è avuta in Francia, paese dove tale disciplina si ritrova più spesso connessa con le arti marziali.
PRINCIPI DEL DŌ-IN
La somiglianza di alcune posture del Dō-In con le asana dello Yoga, è indice del legame che tale pratica giapponese ha mantenuto con i metodi di lavoro continentali, non solo cinesi ma anche indiani. Il Dō-In si concentra tuttavia altrettanto sulle azioni di auto massaggio / auto pressione / stimolazione di punti (in genere più marginali nello Yoga) e fonda il suo approccio teorico nella visione del corpo come rete di percorsi e zone energetiche, secondo la medicina tradizionale dell’Estremo Oriente.
Il Dō-In è insomma espressione di un patrimonio asiatico in senso ampio. Nella sua specificità giapponese, ha la caratteristica di soffermarsi sulle posizioni (seiza, kiza, agura etc.) e lavorare sugli stessi principi d’azione (uso minimo della forza, tempo, respiro..) delle arti marziali tradizionali, ponendosi come preparazione psicofisica d’eccellenza per le stesse.
PRATICA DEL DŌ-IN
I canoni per una buona pratica di Dō-In sono i seguenti:
– NON-FORZA: eseguire ogni tecnica di auto pressione, distensione, stiramento, senza o con
il minimo apporto di sforzo muscolare; attenzione nel rilassare le parti del corpo che non sono
espressamente coinvolte in ciascun esercizio; peso abbandonato nelle auto pressioni per la generazione e l’ascolto delle risonanze.
– RITMO/RESPIRO: la connessione tra movimenti e ciclo di inspirazione/espirazione è fondamentale nel Dō- In. Una buona seduta di Dō-In dovrebbe seguire il ritmo delle respirazioni naturali, piene e lente. In base al tipo di esercizio assume importanza l’apnea gestita, necessaria allo scarico di tossine e purificazione interna del corpo.
– ASCOLTO: per risultare adeguato al benessere, l’esercizio va concepito come forma di ascolto del proprio corpo. L’importanza dei cicli di respirazione è legata a questo fattore. Nel Dō-In sono ammessi suoni “liberatori” durante la pratica, quasi sempre spontanei e non razionalizzati (es. nelle auto pressioni diaframmatiche). Assente, o più raro, l’utilizzo di suoni o vibrazioni vocali mirate. Ciò in quanto il Dō-In rappresenta una via di ascolto e anche di “silenzio”.
IL DO-IN/KIKO in IBU SEIHO MON
In IBU SEIHO MON è considerato primario l’aspetto mentale, propriocettivo della pratica. L’importanza di giungere ad una conoscenza di se stessi non “per parti” (es. il mio braccio, la mia gamba) ma integrale.
Lo stesso termine Do-In è inteso nella sua accezione più profonda e reale, ovvero “guidare l’energia”, diventando a tutti gli effetti una forma di KIKŌ (“lavoro energetico”).
Come in tutte le discipline tradizionali, la comprensione del principio è più importante dell’esecuzione tecnica in sé.
Quando l’attenzione è portata sui principi e si apprende la corretta modalità di pratica, saranno possibili le più diverse combinazioni tecniche, posturali e di movimento, anche personalizzate. Trattandosi di un’arte di self-care, il praticante sarà invitato nel tempo, secondo la sua evoluzione, a scoprire e praticare il proprio Do-In; il che significa capire su quali posture, zone, punti lavorare, a seconda della condizione e costituzione.
©IBU SEIHO MON — Health & Martial Arts
testo di medicina giapponese di epoca Edo
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